“Qui rise l’etrusco, coricato, cogli occhi a fior di terra, guardando la marina. E accoglieva nelle sue pupille il multiforme e silenzioso splendore della terra fiorente e giovane di cui aveva succhiato il mistero gaiamente, senza ribrezzo e senza paura, affondandoci le mani e il viso.”

Le parole di Vincenzo Cardarelli sintetizzano le radici lontane, la magia delle origini mitologiche, la bellezza di un paesaggio antico nel quale si sviluppò una delle civiltà più ricche e misteriose del Mediterraneo: gli Etruschi. Tarquinia fu uno dei centri più rilevanti dell’antica Etruria, importantissima, data la vicinanza, per la nascita e lo sviluppo successivo di Roma.

Di quell’antica civiltà resta oggi un patrimonio unico, formato dai dipinti ipogei della necropoli etrusca, entrata a far parte della lista del patrimonio dell’umanità dell’Unesco nel 2004, e il Museo Nazionale Tarquiniense, che nella splendida cornice rinascimentale di Palazzo Vitelleschi, ospita importantissimi reperti che sono le testimonianze delle molte culture che durante l’antichità avevano reso florido questo territorio: dai villanoviani agli etruschi, passando per la cultura greca, che contaminò, con le sue maestranze, la capacità e il fare artistico del mondo dei tirreni.

Di questo antico passato restano molte rovine, disseminate qua e là, su tutto il territorio, dal quale emergono, sorprendendo il visitatore: così l’acropoli etrusca, che sorge poco lontana dall’odierna città, in direzione di Monteromano, con le rovine del grandioso tempio detto dell’Ara della regina, oppure i resti del porto greco di Gravisca, che anticipano l’ingresso dell’oasi naturalistica delle Saline.

Ma la storia di questo territorio non è solo la storia degli etruschi, è anche la storia della Corneto medievale, la città sorta sul colle situato dinanzi all’antica metropoli etrusca, dalla quale ha mutuato il nome con l’unità d’Italia. Corneto fu una fiorente città marinara, un importante scalo del mediterraneo occidentale che ebbe relazioni commerciali con Genova, con Pisa e con la Catalogna. Questa ricchezza è testimoniata dalle 13 torri sopravvissute nel centro storico, eredi delle 38 (e forse più) torri delle quali si possono notare i basamenti passeggiando fra i vicoli dell’abitato medievale; è testimoniata dalle molte chiese che appaiono quasi all’improvviso su improbabili piazze: fra queste, S. Maria di Castello, l’antico tempio civico, oggi monumento nazionale; San Martino, San Pancrazio e la cattedrale di S.Maria Margherita, con l’abside decorata dai dipinti cinquecenteschi di Antonio da Viterbo raffiguranti lo sposalizio della Vergine. E’ testimoniata dalla chiesa di San Francesco e dal Palazzo Comunale, dal santuario della Madonna di Valverde e dai palazzi nobiliari, fra i quali lo stesso palazzo Vitelleschi, sede del Museo nazionale, voluto fortemente dal terribile cardinale Giovanni Vitelleschi nel 1437.

Con l’età moderna Corneto divenne la città dei pastori che scendevano dall’Appennino lungo le vie della transumanza, del bracciantato agricolo che stagionalmente prestava la propria opera nelle campagne per la raccolta del grano, dei nobili latifondisti che abbellirono il centro storico con le loro dimore signorili, della terribile malaria che mieteva vittime continuamente, obbligando lo stato pontificio ad effettuare continue politiche di ripopolamento del territorio.
Di questo passato, così diverso eppure così ricco, resta oggi un centro storico ancora integro in molte parti e un entroterra che in pochi hanno realmente scoperto, un entroterra dove dormono, quasi indisturbate, le città scomparse della Tarquinia etrusca e della medievale Leopoli-Cencelle, fondata nel IX secolo per proteggere le popolazioni della costa dalle incursioni saracene.

Per maggiori informazioni: http://www.tarquiniaturismo.it